Arte e cultura
terminale
Da vedere nei dintorni
La Cascata delle Marmore
Terni

cascata delle marmore


La Cascata delle Marmore e' una cascata a flusso controllato, tra le più alte d'Europa, potendo contare su un dislivello complessivo di 165 m, suddiviso in tre salti.
Il nome deriva dai sali di calcio presenti sulle rocce che sembrano simili a marmo.
Le acque della cascata sono sfruttate intensamente per la produzione di energia elettrica, nella centrale di Galleto. Questo fa sì che la cascata vera e propria non sia continuamente funzionante, ma per la maggior parte del tempo si riduca alle dimensioni di un torrente.
Il bacino del lago di Piediluco funge da serbatoio idrico per la centrale, costruita nel 1929, capace di produrre energia elettrica con una potenza di circa 530 MW. Per regolare il funzionamento della centrale e per permetterne la visione a tutti, in orari e periodi definiti, la cascata viene fatta funzionare alla massima portata: un segnale acustico avvisa dell'apertura delle paratoie di regolazione, e in pochi minuti la portata aumenta fino al valore massimo.
Normalmente, la cascata funziona un paio di ore al giorno, con orari di funzionamento prolungati in occasione di giorni festivi. Si accede ai punti di osservazione migliori previo pagamento di un biglietto d'ingresso.

Essa si trova a circa 7,5 km di distanza da Terni,quasi alla fine della Valnerina, la lunga valle scavata dal fiume Nera.
La cascata e' formata dal fiume Velino che, in prossimità della frazione di Marmore, defluisce dal lago di Piediluco e si tuffa con fragore nella sottostante gola del Nera. Normalmente solo una parte dell'acqua del fiume Velino (portata media 50 m³/s) viene deviata verso la cascata (circa il 30%, equivalenti a circa 15 m³/s).

Informazioni, orari di apertura e costo biglietti d'ingresso

InfoPoint Cascata delle Marmore
Belvedere inferiore

Tel. +39 0744.62982
Fax. +39 0744.362231

Sito web: http://www.marmorefalls.it
e-mail: cascatamarmore@libero.it

 
La Foresta Fossile di Dunarobba
Dunarobba - Avigliano Umbro (Terni) foresta fossile

La Foresta Fossile di Dunarobba venne alla luce verso la fine degli anni '70, all'interno di una cava di argilla destinata alla fabbricazione di mattoni per l'edilizia.
I resti dei circa cinquanta tronchi di gigantesche conifere attualmente visibili costituiscono un’eccezionale e rara testimonianza di alcune essenze vegetali che caratterizzavano questo settore della penisola italiana nell’arco di tempo compreso fra i 3 e i 2 milioni di anni fa, cioè nel periodo geologico noto come Pliocene. Ancora in gran parte sepolta dal sedimento, questa antica foresta indica condizioni ambientali sostanzialmente diverse da quelle attuali, caratterizzate anche da un clima sensibilmente più caldo.
La conservazione dei tronchi in posizione di vita e il mantenimento pressoché totale delle caratteristiche del legno originario, sono ragionevolmente ascrivibili ad un seppellimento continuo e graduale avvenuto all’interno di un’area paludosa situata sulle rive di un ampio lago. Inoltre l’area era sottoposta ad un graduale sprofondamento, cioè ad fenomeno geologico noto come subsidenza.
Le particolari caratteristiche di questo sito paleontologico lo rendono un monumento naturalistico unico al mondo e di grande rilevanza scientifica.
La Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria, negli anni successivi alla scoperta ha iniziato un lungo lavoro di documentazione finalizzato allo studio, alla salvaguardia e conservazione del sito paleontologico. Attualmente i maggiori sforzi sono finalizzati a contrastare il disfacimento del legno da parte degli agenti atmosferici, causa principale di degrado.


Centro di Paleontologia Vegetale

Il Centro di Paleontologia Vegetale e' stato realizzato alla fine degli anni '90 per supportare l’attività di studio sulla Foresta Fossile e l’attività didattica con le scuole.
Presso il Centro e' attivo il servizio informazioni, accoglienza, orientamento dei visitatori e il servizio visita guidata che è incluso nel costo del biglietto.
Al piano superiore e' possibile visitare una mostra in cui viene proposta una ricostruzione in disegno dell'antica Foresta e delle faune che popolavano questo ambiente circa 2 milioni di anni fa, accompagnata da una serie di reperti paleontologici di antichi mammiferi e malacofaune rinvenute in alcuni giacimenti noti nelle aree circostanti la Foresta stessa.


Informazioni, orari di apertura e costo biglietti d'ingresso

Centro di Paleontologia Vegetale
della Foresta Fossile di Dunarobba

Voc. Pennicchia, 46
05020 Dunarobba - Avigliano Umbro (Terni)

Tel.e Fax. +39 0744.940348
Sito web: http://www.forestafossile.it
email: forestafossile@kairos.tr.it - info@kairos.tr.it

 
Palazzo Cesi
Acquasparta (Terni) palazzo cesi
Tra i feudi e le proprietà che la nobile famiglia Cesi acquisisce nei centri in cui risiede, nel Lazio e in Umbria, spicca la residenza di Acquasparta sicuramente la più illustre e importante.
Nel 1540 Gian Giacomo Cesi e la moglie Isabella di Alviano ottengono da Pier Luigi Farnese il feudo di Acquasparta in cambio di quello di Alviano.
Nel volger di un decennio i Cesi possono già disporre di una degna dimora, pur tuttavia progettando di ampliare la "domus" in un grande e prestigioso palazzo.
L'incarico di portare a compimento un simile progetto viene affidato, nel 1561, all'architetto fiorentino Guidetto Guidetti, al quale succede, dopo la morte di questi tre anni dopo, il milanese Giovan Domenico Bianchi che da questo momento entra a completo servizio della famiglia.
La costruzione del palazzo, iniziata sotto il cardinal Federico, termina verosimilmente intorno all'anno 1579, quando Federico Cesi nipote di Gian Giacomo e padre del futuro fondatore dell'Accademia dei Lincei sposa Olimpia Orsini.
L'anno successivo, Isabella d'Alviano, sopravvissuta al marito e al figlio, fa restaurare le mura cittadine e alcune strade, oltre a incaricare Bianchi di sistemare la piazza antistante il palazzo.
Tra le sue mura, nei primi mesi del 1604, Federico si ritira sconfortato e deluso dall'atteggiamento del padre, intollerante e assai poco comprensivo nei confronti delle attività dell'Accademia dei Lincei fondata alcuni mesi prima, il 17 agosto 1603, dal giovane Federico insieme ad altri tre fraterni amici.
Una volta superata la fase critica, i quattro fondatori dell'Accademia Federico Cesi, Johannes van Heeck, Anastasio de Filiis e Francesco Stelluti, riprendono a riunirsi nelle sale del palazzo e, dopo il 1618, Federico vi stabilisce la propria dimora.
La quiete della campagna umbra rende la dimora dei Cesi un posto ideale per il lavoro accademico e le ricerche scientifiche del sodalizio Linceo, come lo stesso principe evidenzia in una lettera a Galileo Galilei del dicembre 1614:

Dopo alcune disgressioni di piccoli viaggi me ne son venuto a trattenermi un poco in Acquasparta, si per sodisfatione di questi miei sudditi, come anco per fuggir alquanto le distrattioni Romane e goder di filosofico e salubre diporto…
(G. Gabrieli, Carteggio linceo, Roma 1996, pp 474-475)

Nel 1624 anche Galilei e' ospite nel palazzo di Acquasparta.

Il Palazzo

Nel palazzo si accede dall'androne che conduce agli ambienti del pian terreno. Dal portico per mezzo di una scalinata si accede al piano nobile.
In questo piano, adibito prevalentemente a funzioni di rappresentanza, preziosi affreschi celebrano le illustri origini e le grandi virtù militari della famiglia Cesi. Lo studio delle opere ha permesso di individuare in Giovan Battista Lombardelli l'autore delle decorazioni.
Splendidi soffitti lignei a cassettone ornano le sale, e tra questi quello del salone del piano nobile è senza dubbio il più grandioso.
Nei cassettoni sono intagliate figure d'Ercole, trofei d'arme e mascheroni, e, in quello centrale, un grande stemma dei Cesi.
Tra le decorazioni pittoriche che illustrano le gesta militari e le origini della famiglia Cesi, risalta l'emblema dell'Accademia, la lince contornata da una corona d'alloro, e l'epigrafe che sovrasta l'architrave di una delle porte della sala della Genealogia, fatta scrivere dallo stesso Cesi, che riporta in forma sintetica gli ideali dell'istituzione lincea:

Il culto di Dio ottimo massimo delle sue opere. / L'assidua contemplazione della universale macchina del mondo. / La mente sempre nutrita dagli scritti e dai detti dei sapienti, / pienamente appagata da ciò che possiede / e non mai spinta da bramosia verso le cose altrui, / mossa invece dalla volontà di aiutare e soccorrere. / Costumi che siano degni di te stesso e che giovino agli altri. / Il legame di un'amicizia autentica / e di una consuetudine fondata sulla probità. / Equilibrata moderazione nei rapporti con i sudditi, / con i familiari, con le ricchezze. / Amore per il lavoro, odio per l'ozio. / Che le tue opere siano capaci di durare nel tempo, / che siano meritevoli in ossequio alla sincera fedeltà verso i maggiori / e di perenne utilità per tutti. / Queste cose sono degne di un uomo, di un nobile, di un principe: / esse generano buona fama, ricchezza vera, felicità, la gloria stessa. / Federico Cesi, il principe dei Lincei, volle in tal modo / ammoniere se stesso ed i suoi, per sempre.
(trad. Ada Alessandrini)

Le decorazioni degli ambienti a pian terreno, dedicati alla vita privata dei Cesi, attingono al ricchissimo patrimonio mitologico, in particolare alle Metamorfosi di Ovidio.
La ricchezza, la qualità di esecuzione e la varietà delle decorazioni con l'intreccio di mitologia e allegoria, di storia romana e di emblemi dei soffitti di Palazzo Cesi sono da considerarsi uno dei maggiori esempi della pittura di gusto romano in Umbria.

Palazzo Cesi
Piazza Federico Cesi - Corso dei Lincei
05021 Acquasparta (Terni)

Giostra dell'Arme
terminale
button photogallery
button videogallery